“Nel 2023 dire che i giovani sono il futuro della società è solo retorica se non si interviene in modo concreto per crearlo”: questa una delle affermazioni che ci ha dato l’input per programmare e realizzare il meeting del terzo settore, dal titolo “WELFARE UMANO: ADOLESCENTI OGGI, GIOVANI SPERANZE DOMANI”, tenutosi a Maria Ausiliatrice il dal 17 al 19 maggio. L’idea di organizzare un meeting è nata dal desiderio di costruire un “arcobaleno di speranza” per poter offrire agli adolescenti una nuova vision del mondo adulto, al fine di creare un ponte tra gli attori della mission impossible della comunità educante e gli adolescenti, con l’obiettivo di consolidare la rete tra servizi.
Durante la giornata del 17 maggio, è stato presente un nutrito gruppo di operatori e figure professionali che operano nel sociale, oltre Caltagirone, erano rappresentate diverse comunità della Sicilia tra cui, Chiaramonte Gulfi, Biancavilla, Comiso. La giornata è iniziata con la presentazione del meeting da parte del Presidente, Filippo Pizzo, seguita da un breve intervento, da remoto, di Don Vinicio Albanesi. Dopodiché hanno preso la parola i referenti dei vari servizi, per un confronto attivo verso nuove prospettive:
Ogni referente, dopo il proprio intervento, ha gettato le basi per costruire l’arcobaleno di speranza attaccando il proprio arcobaleno con la scritta: “Insieme osiamo sperare” su un albero, simbolo per eccellenza della rinascita verso nuove prospettive.
Dopo la pausa la dottoressa Angela Giarrizzo, assistente sociale dell’USSM, ha trattato la tematica “Devianza minorile: scenari e sfide”. Tematica trattata raccontando la propria esperienza sul campo, descrivendo come, attraverso alcuni percorsi che prevedono dei laboratori sperimentali per affrontare il cammino giudiziario, i ragazzi si scoprano a poco a poco. Il reato che il ragazzo commette racconta una storia che è figlia di questo tempo, il danno è dentro di loro e purtroppo è ampio e dilagante. Non è facile ricomporre i pezzi della loro esistenza, oltre alle loro famiglie strutturate, ci sono altre fragilità di qualunque livello sociale, sono giovani distratti, la loro attenzione ha la durata di un video di Tik Tok. Quando si chiede loro di dare una risposta all’inquietudine che vivono la risposta è: “Noi soffriamo del disturbo della vita”. Quando gli si chiede di disegnare la propria mappa di vita per riflettere sui loro punti fermi, il risultato è che non ci sono punti fermi, non hanno memoria storica e nemmeno proiezioni per il futuro, vivono un eterno presente, non hanno ricordi belli. Sono autori di reati cruenti, sono carnefici e vittime allo stesso tempo, non sono stati maneggiati con cura. Non hanno sogni ma solo bisogni, ci si occupa delle loro crepe e dalle crepe i fiori possono germogliare. Lavorare con gli adolescenti risponde ad una chiamata coraggiosa: la vocazione umana e sociale che invita a “coltivare” il buono e il bello che è celato dentro ad ogni ragazzo, prendendo pezzi di umanità per appiccicarsela addosso. I ragazzi hanno solo bisogno di sperimentarsi, di affrontare nuove avventure con passione ed entusiasmo per riscoprirsi parte integrante della società.
Dopo l’intervento della dottoressa Giarrizzo, ha preso la parola la dottoressa Erika Pulvirenti, Giudice Onorario tribunale minorenni di Catania, che ha trattato la tematica “Dalla parte dei minori, le sfide degli adolescenti”. L’adolescenza è sia un processo evolutivo che una fase evolutiva, partendo innanzitutto dalla sfida biologica, tra gli 11 e i 14 anni, il corpo va incontro a delle trasformazioni e riuscire ad abitare in un corpo nuovo genera una crisi di identità. L’adolescente si confronta con un vuoto interiore, ritrovandosi come anestetizzato, non sente nulla, né ciò che è bello né gli aspetti negativi, tocca il fuoco, si brucia, ma non comprende cosa gli sta capitando intorno, soprattutto se in questa fase così delicata l’adolescente si ritrova da solo, senza il supporto della famiglia e soprattutto della mamma: la relazione sana tra madre e figlio è fondamentale per fronteggiare l’angoscia generata da questa fase. Gli adolescenti necessitano di trovare i propri desideri e sintonizzarsi sul proprio vissuto emozionale attraverso la scoperta della propria identità e poter affrontare la sfida sociale inserendosi in un gruppo.
Il 18 maggio, è stato dedicato all’incontro diretto con gli “attori protagonisti” del meeting, ovvero gli adolescenti del biennio, rappresentanti gli Istituti Superiori B. Secusio, Majorana-Arcoleo, Cucuzza-Euclide, G. Gentile e l’ente di formazione Eris. Le scolaresche presenti hanno seguito con molta partecipazione tutti i vari momenti dell’incontro organizzato su misura per loro, anche perché grazie alla disponibilità dei dirigenti e degli insegnanti dei vari istituti, si è pensato di organizzare nelle settimane che precedevano il meeting, un incontro propedeutico in ogni classe per presentare l’iniziativa e la tematica del Contest “Le ContaminAzioni dei Talenti”. Dopo la presentazione iniziale c’è stata la testimonianza di Alessandro Di Gregorio, uno dei primi ragazzi ospitati dalla Comunità Il Favo, adesso giovane imprenditore che si è trasferito in Francia. Alessandro ha raccontato la sua storia, le sue amicizie e le sue passioni, attraverso lo scorrere di alcune foto che simboleggiano le fasi fondamentali della sua crescita: partendo dall’esperienza in comunità, grazie alla quale ha avuto l’opportunità di ridisegnare un nuovo percorso di vita, ricordando quel periodo come fondamentale per porre le basi per il suo futuro, sia lavorativo che personale. Attraverso la sua esperienza, Alessandro ha voluto condividere con gli adolescenti quanto sia importante avere accanto qualcuno che creda in te e che ti faccia scoprire la bellezza dei propri sogni, sogni da far uscire dal cassetto e da tenere ben visibili sul comodino: “Se vogliamo possiamo, basta crederci”! Successivamente c’è stata la proiezione del cortometraggio, realizzato dall’Associazione Il Favo, grazie al progetto “No Neet”, dal titolo “Nèsciri”, che ha come protagonista uno dei minori della Comunità Il Favo, a seguire l’intervista al regista Ivan D’Ignoti e allo sceneggiatore Nicola Soldani. Il momento finale della giornata è stato dedicato alle esibizioni di tutte le classi che hanno partecipato al Contest “Le ContaminAzioni dei Talenti”: attraverso ricette di cocktail, testi in italiano ed in inglese, rappresentazioni grafiche, teatrali e musicali, gli studenti hanno dato sfogo alla loro creatività, manifestando il loro desiderio di essere ascoltati e capiti, delineando gli aspetti del disagio giovanile e gli antidoti per superarlo. L’intensità della giornata ha avuto il suo culmine grazie alla partecipazione del gruppo musicale dei “Bellamoréa”, accompagnati musicalmente dagli studenti del liceo paritario G. Gentile, coinvolgendo tutti i presenti in un momento di festa e di sano divertimento.
L’ultimo giorno del meeting è stato dedicato ai bambini e alle loro famiglie che hanno partecipato al “Festival Kids”, con giochi a tema, lettura animate, laboratori e gonfiabili. Durante il pomeriggio sono stati benedetti anche i murales realizzati dall’artista Ligama, che riproducono le immagini di San Domenico Savio e del beato Carlo Acutis, che fanno capo al progetto Play City – “Gli influencer di Dio”, progetto finanziato dal VIII bando Foti indetto dalla Caritas Diocesana. Play City è un parco giochi diffuso cioè un insieme di installazioni ludiche, realizzate sulla pavimentazione stradale con l’obiettivo di valorizzare il gioco, l’accoglienza, la condivisione e la socializzazione garantendo il sano divertimento, riportando alla memoria il gioco di strada. La realizzazione delle immagini dei personaggi ha lo scopo di dare vita ad un gioco studiato su misura per le famiglie e per i bambini, rievocandone la storia attraverso l’utilizzo del codice QR. L’obiettivo è quello di creare un parallelismo tra i due personaggi, san Domenico Savio e il beato Carlo Acutis, un parallelismo che abbia soprattutto una funzione educativa per le nuove generazioni ormai sempre più figli dell’era digitale, occorre dare loro testimoni di vita autentici, “influencer” dei nostri giorni e anche del passato.
Alla luce dei molteplici interventi la chiave di lettura per affrontare l’emergenza del disagio giovanile, dimostrando all’adolescente che non è da solo, è consolidare la rete tra scuola, famiglia e servizi, e ciò è possibile solo se insieme ci si confronta, ci si ascolta, allo scopo di andare verso nuove prospettive sperimentando metodologie adeguate per intervenire, lottare e contrastare insieme il disagio giovanile, attraverso progetti di prevenzione che possano supportare e accompagnare il ragazzo ad uscire fuori, a Nésciri”, dalla situazione di disagio e lo facciano sentire in grado di realizzare un sogno. Gli adolescenti di oggi per diventare giovani speranze domani, hanno solamente bisogno di ritrovare la propria identità, di sentirsi amati e di sperimentare i loro talenti.
I prossimi appuntamenti saranno concordati, di volta in volta, per attivare i tavoli tecnici con linee comuni a supporto dei Bi-sogni dell’adolescente.